08/04/2020 – Smart Working-Smart Time

Articolo a cura di Elisabetta Castagneri.

Sono bastati pochi giorni di restrizioni al movimento per renderci conto che siamo pronti ad utilizzare soluzioni digitali in sostituzione dei meeting; siamo pronti, direi, più di quanto pensassimo.

Ho qualche dubbio in più, e mi confronto con voi, sugli effetti che questa esperienza avrà sullo smart working.

Per i dipendenti delle aziende medio piccole, lo smart working sembrava essere un sogno irrealizzabile e invece, in quattro e quattro otto, eccolo qua.

Sento raccontare che il sogno rischia di diventare incubo, perché ora non lavori mentre i ragazzi sono a scuola, ora lavori e intanto i bimbi a casa dal nido piangono per richiamare la tua attenzione e la casella di posta ti si riempie di mail con i compiti da far fare alle creature più grandi.

Mi è venuto in mente un disegno che mio figlio mi ha regalato per la Festa della Mamma del 2006, 14 anni fa.

E’ quello che trovate come “immagine” dell’articolo.

Come libera professionista ho passato molte ore lavorando da casa e la frase “Mia mamma è sempre incollata al computer allora io la lascio stare” mi conferma che è difficile conciliare vita lavorativa e vita familiare anche se le metti sotto lo stesso tetto. Oggi riguardando il disegno i miei occhi si concentrano su quell’ombra scura e mi domando se mio figlio mi volesse vedere sepolta piuttosto che al computer.

Ma non è solo la presenza dei figli a rendere lo smart working un’esperienza da gestire con consapevolezza.

Tra i possibili svantaggi del lavoro agile, veri o presunti, come per esempio la perdita delle relazioni e la minor cura di sé, quello forse più subdolo, perché inatteso, è una peggiorata gestione del tempo.

Ad un breve periodo di euforia, subentra lo sconcerto: ma dove va tutto il tempo che credevo di poter risparmiare con lo smart working? O peggio: ma dove va tutto il work life balance che credevo di conquistare?

I principi del time management, aggiornati con alcuni suggerimenti su misura per il lavoro agile, possono tornare ad essere molto utili.

Ma soprattutto serve consapevolezza in merito alle proprie dinamiche personali per guardare in faccia i ladri di tempo, i giudici interni e i sensi di colpa, tutti clandestini indesiderati a bordo del nostro mondo interiore.

Ecco un po’ di self questioning che, mi auguro, potrà aiutare (voi e me) a fare chiarezza con noi stessi e a difenderci dallo stress da smart working:

  • Tutte le mie giornate sono piene fino all’orlo, ma non scoppiano mai?

(Forse adotto inconsapevolmente un sistema per riempirle al massimo ma senza arrivare alla rottura?)

  • Mentre lavoro (a casa), sono consapevole di quante occasioni mi si presentano per cambiare temporaneamente ruolo?

(e assumere quello di avvocat@, psicolog@, cuoc@, infermier@,  medic@, assistente sociale, … )

  • Sono consapevole di cosa sento / come mi sento di fronte a queste richieste?

(Senso del dovere, genitore salvatore di Berne, senso di onnipotenza, desiderio di fuga, incapace a dire di no …)

Insomma, lo smart working è bello se non si pretende di essere eroi che si assumono tutti i giorni, per tutto il giorno, tanti ruoli diversi e contemporaneamente. Io, in questo periodo, me lo ripeterò come un mantra 😉

Fatemi sapere!

Elisabetta

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