16/03/2020 – Appello alla Resilienza

Articolo a cura di Valentina Vighi.

Sono giorni complicati quelli in cui vi scrivo, nella nostra storia recente non è mai successo nulla di simile, da parte mia posso trovare solo un ricordo di quando le scuole furono chiuse una settimana intera per neve. E già sembrava una cosa straordinaria…

Il resto è fantascienza.

I servizi sul coronavirus iniziano a mettermi l’ansia, sembrano eccessivi e catastrofici. Ho però la vaga percezione che non lo siano visto che, dal balcone del mio appartamento a Milano, affacciato su un incrocio, posso monitorare il traffico di pedoni e auto…

Ma perché tutta quella gente in fila per entrare in farmacia? (cosa dovranno comprare di così urgente?) e dal tabaccaio? (dove qualcuno ci rimette c’è sempre qualcun altro che si arricchisce).

Dovremmo essere tutti (o quasi) chiusi in casa.

Sul dizionario trovate questa definizione di resilienza: “Capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi.”

Qual è il modo migliore per assorbire gli urti? Essere elastici e flessibili o duri ed inflessibili.

In poche parole, se applichiamo questa definizione alla sfera psicologica possiamo tradurla come la capacità di adattarsi al cambiamento, oltre al saper fronteggiare eventuali avversità o eventi traumatici senza perdersi d’animo.

In questi ultimi giorni, in cui tutte le certezze vengono meno, le abitudini ribaltate, e in cui ci sembra che le nostre libertà personali vengano violate, restare fermi sulle nostre convinzioni e impermeabili al cambiamento non è una buona idea.

Amiamo le nostre routine perché creano un sentimento di sicurezza e stabilità ma un aspetto positivo della resilienza è che non è geneticamente trasmissibile. Fortunatamente non nasciamo con un determinato grado di resilienza, questa viene sviluppata durante il corso della nostra vita grazie agli eventi che affrontiamo, alle esperienze che facciamo, alle persone che incontriamo… quindi sì, è possibili potenziare la nostra resilienza.

Oggi vorrei, sapendo di essere irriverente e di banalizzare il concetto, che la resilienza venisse applicata alla capacità di restare in casa e di seguire le regole che ci sono state date per la nostra salute e per quelli che ci circondano.

Essere resilienti adesso, ora, in queste difficili giornate significa “sapersi adattare al cambiamento”, ed è rappresentato anche banalmente e semplicemente dal non uscire a comprare il pane fresco tutti i giorni perché così si è sempre fatto, ne possiamo fare a meno.

Dobbiamo imparare a modificare le nostre abitudini perché stiamo fronteggiando un periodo di avversità e questo disagio costante che ci segue come un’ombra, in cui il mio migliore amico può essere un “nemico silenzioso”, è un evento traumatico che non dimenticheremo mai, per tutta la vita.

Capiremo quanto saremo riusciti ad essere resilienti, ovvero a piegarci rimanendo noi stessi per poi scattare su come molle e tornare alla posizione in cui eravamo una volta, solo a emergenza finita, e per fare che questo momento arrivi presto dobbiamo impegnarci ad imparare…perché vi ricordo che la resilienza non è ereditaria!

Per concludere….  oggi, mentre scrivo questo articolo è Venerdì 13 di un anno bisestile…credete dovrei restare a casa?

 

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